Pietro Grossi

Pietro Grossi @ 101 - Attimi di flussi senza fine di Home Art

11 April - 8 May, 2018

 

curated by Walter Rovere

"Il computer ci libera dal genio altrui e accresce il nostro"

Pietro Grossi

Pietro Grossi @ 101 - Attimi di flussi senza fine di HomeArt

 

Lustri quando non decenni prima dei concerti via Isdn dei Future Sound of London, dei 77 Million Paintings e degli esperimenti di musica generativa con il Koan di Brian Eno, delle collaborazioni a distanza dei tape networker della musica industriale, della plunderphonics e dell'hip hop, una figura rimasta pressoché sempre ai margini delle storiografie, l'italiano Pietro Grossi, esplorava pratiche e concetti come la composizione automatica, il plagiarismo creativo, i concerti telematici, il file sharing e i progetti open source, fino alla messa in discussione radicale dei concetti di autore e delle modalità di produzione e di valutazione artistica.

Nato nel 1917, fondatore nel 1963 di uno Studio di Fonologia Musicale installato nella propria casa di Firenze, e poi titolare dal '65 della prima cattedra in Italia di musica elettronica presso il Conservatorio della città, Pietro Grossi non è stato solamente un compositore e un pioniere della computer music, ma anche un costruttore di mondi, uno dei visionari artigiani-artefici del futuro in cui viviamo.

Pietro Grossi al lavoro al CNUCE di Pisa



Pietro Grossi con un Home Book

Pietro Grossi @ 101 - Attimi di flussi senza fine di HomeArt è un progetto espositivo dedicato agli esperimenti di generazione algoritmica di immagini e di desktop publishing di Pietro Grossi.

La mostra, a cura di Walter Rovere, è dedicata al centunesimo anniversario dalla nascita del compositore (15 aprile 1917), e si terrà dall’11 aprile all’8 maggio presso lo spazio Erratum di Milano con data di inaugurazione mercoledì 11 alle ore 20.

 

Lo Studio S2FM nel soggiorno di casa Grossi, 1963

La mostra comprenderà una selezione di lavori di computer art, realizzati da Grossi con le prime generazioni di elaboratori portatili e montati personalmente dall’artista su pannelli nel corso degli anni ’90. Presenti inoltre partiture autografe e alcuni rari esemplari dei suoi home books. Tutte le opere sono provenienti dalla collezione privata di Grossi, per gentile concessione di Marcella Chelotti (recentemente scomparsa, e alla quale la mostra è dedicata) e dell’Associazione Pietro Grossi.

Pietro Grossi e Dino Buzzati: Rimini 1970, Prima Biennale Internazionale di Metodologia Globale della Progettazione, Centro Pio Manzù: prima esperienza assoluta di telematica musicale.

Stampe di pagine di Home Books a Casa Grossi

Il TAU2 dello CNUCE di Pisa

La mostra documenta due importanti collaborazioni di Grossi con artisti visivi: gli appunti e partitura per il Tetracòno, una scultura cinetica di Bruno Munari composta da coni rotanti a diverse velocità, che venne esposta a Milano, assieme ai progetti originali dei due artisti nel febbraio 1965 nello showroom della Danese; per esso Grossi compose una musica (Tetrafòno), che ne seguiva la stessa struttura con quattro fasce sonore di durate diverse.

 

Un’altra pratica artistica che Grossi fu il primo a sperimentare in Italia (e forse in Europa), fu quella delle installazioni sonore, e l’esposizione ad Erratum sarà accompagnata da PG 4, una lunga composizione creata con le apparecchiature dello studio S 2F M per sonorizzare l’allestimento dei fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni per la mostra La casa abitata: Biennale degli interni di oggi, presentata a Palazzo Strozzi a Firenze tra marzo e aprile 1965.

Il file di PG4, finora pubblicato su disco solo in breve estratto, è stato digitalizzato e restaurato dal MartLab, il centro di ricerca e produzione nel campo delle tecnologie musicali nato dalla collaborazione tra Conservatorio Statale di Musica “Luigi Cherubini” di Firenze e Istituto del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

 

Due partiture autografe per composizioni elettroniche rimaste inedite ricordano che Grossi fu tra i nomi esposti alla mostra "Musica e Segno -Esposizione di grafia musicale" di Chiari e Bussotti, ospitata nel conservatorio di Firenze nel '62, come evento collaterale nella programmazione dell'associazione Vita Musicale Contemporanea da lui fondata..

 

Presenti inoltre tre rari esemplari dei suoi Unicum, libri unici prodotti con stampanti ad aghi su risme di carta perforata usando programmi di elaborazione continua, che rendevano ogni copia diversa; tra questi, una delle copie prodotte per la Galleria Aglaia di Firenze nel 1990, e il suo ultimo Home Book, L'Arte dei Rumori, tratto dal manifesto futurista di Luigi Russolo.

 

A corredo dell’esposizione è prevista la pubblicazione di un catalogo (Collana Erratum/ MADE4ART) che conterrà, oltre a riproduzioni di lavori di Home Art, esempi di partiture autografe e degli Home Books stampati privatamente dall’artista, interventi originali dei critici Girolamo De Simone, Albert Mayr, Claudio Musso, Lara Vinca Masini e del curatore Walter Rovere, oltre ad una presentazione di Sergio Armaroli e a una sovra-scrittura di Steve Piccolo, creatori e co-curatori dello spazio di Erratum.

La mostra è realizzata in collaborazione con MADE4ART - comunicazione e servizi per l’arte.

Per quasi trent'anni, Pietro Grossi segue una carriera musicale tradizionale, non priva di soddisfazioni: inizia a studiare il violoncello all’età di otto anni, strumento in cui si diploma al Conservatorio di Bologna nel 1935. Subito dopo, a 19 anni, vince il concorso di primo violoncello nell'orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, e lavora con i più grandi direttori d’orchestra del momento, da Stokowski a Furtwängler. Abbandona però il prestigioso ruolo nel '66 (e finirà anche per vendere il suo violoncello nel 72) ormai convinto che le prospettive della computer music hanno reso obsolete l’esecuzione manuale, il virtuosismo esecutivo, e la specializzazione in un unico strumento: “Trovo folle impegnarsi su uno strumento per eseguire sforzandosi a malapena qualche suono quando oggi possediamo i mezzi che ci permettono di realizzare subito quanto desideriamo .... Quando vedo un’orchestra suonare mi meraviglio che lo facciano ancora e mi domando: Tutte queste persone, per tutta la vita, continueranno a fare questo lavoro?”

Nel 1960 fonda a Firenze l’associazione Vita Musicale Contemporanea, della quale fa parte anche Giuseppe Chiari, e che promuove fino al 1967 concerti, proiezioni di cortometraggi sperimentali con musica elettronica, e mostre di arti visive. Nel 1963 crea nel proprio appartamento lo studio di Fonologia Musicale S 2F M, uno dei primi al mondo, e nel 1965 ottenne l’istituzione della prima cattedra in Italia di musica elettronica presso il Conservatorio di Firenze. I suoi corsi sono aperti a musicisti quanto ad artisti visivi, e vedono la partecipazione di nomi come Albert Mayr, Maurizio Nannucci, Vittorio Gelmetti, Jon Phetteplace, Giuseppe Chiari ecc. Nel 1967 compie la sua prima esperienza di computer music presso la Olivetti General Electric. Il disco risultante, GE 115-Computer Concerto, esce a nome dello Studio S2FM, senza citare Grossi: fin dagli inizi infatti preferisce considerare le composizioni come materiali “non finiti” da condividere con altri compositori, invitando a loro ulteriori manipolazioni - anticipando di decenni le pratiche del plagiarismo creativo e dei progetti open source. Nel 1969 inizia a lavorare presso il CNUCE di Pisa, e progetta assieme a loro uno dei primi sistemi informatici interattivi, il DCMP, indirizzando la sua ricerca nello sviluppo di processi di composizione automatica potenzialmente senza fine. Nel 1970 compie la prima esperienza al mondo di telematica musicale, tra Rimini e Pisa. Nel 75 viene creato a Pisa il TAU 2, sistema di sintesi del suono con il quale realizza sia numerose trascrizioni di musica classica che composizioni originali.

A metà anni ’80, la disponibilità di personal computer casalinghi come il Commodore 64 e Archimedes della Apple, gli suggerisce di esplorare le possibilità dell’elaboratore nel campo delle creazioni visive e dell’editoria. Inizia pertanto a creare programmi di computer grafica dotati di autodecisionalità, elaborando il concetto di HomeArt: “Arte creata da e per se stessi / Estemporanea effimera / Oltre la sfera di giudizio altrui”. Nell’’88 organizza “dimostrazioni di Home Art a domicilio”, portando su appuntamento presso scuole, associazioni e privati i propri programmi, che negli anni ’90 rende anche liberamente scaricabili dal proprio sito.

Sugli stessi principi iniziò a realizzare gli Unicum, libri unici prodotti con stampanti ad aghi su risme di carta perforata usando programmi di elaborazione continua, per cui ogni copia cartacea risultava diversa. Come per le sue composizioni musicali, Grossi non considerava i propri lavori opere d’arte di per sé, ma semplici “attimi” fermati dal flusso innumerevole di permutazioni possibili di immagini che i suoi programmi erano in grado di produrre ogni giorno; se valore avevano, questo poteva essere dunque solo “didattico”, di dimostrazione di come il computer possa promuovere lo sviluppo delle possibilità artistiche latenti in ognuno: “Homeart non richiede pittori, grafici, musicisti, secondo il significato consueto dei termini, ma semplici artefici-fruitori degli elaborati visivi e fonici del computer. Lo slogan ‘Il computer ci libera dal genio altrui e accresce il nostro’ è in corso di interessante verifica”.

 

Walter Rovere

Pietro Grossi a casa